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Prefazione al libro “PSICHE” di Maria Teresa Liuzzo

Di ANTONIO PIROMALLI

Accademia di Belle Arti – Reggio Calabria (Italia). Il prof. Antonio Piromalli (Università di Cassino) presenta la poetessa Maria Teresa Liuzzo.

 

Questo libro di Maria Teresa Liuzzo riflette artisticamente molti aspetti della realtà del nostro tempo che sono messi di continuo in raffronto con la coscienza della poetessa.

Non siamo solamente alla descrizione dei fenomeni (che non può mancare) ma all’interpretazione individuale di ciò che avviene nel teatro della storia. Anzitutto c’è una coscienza inquieta e ricca di dubbi. L’atmosfera è carica di timori, di ansie per il destino degli uomini nella loro storia mentre la ”psiche” osserva (e patisce) la crescita della realtà nei suoi molteplici  aspetti (spesso contrastanti), le tensioni verso il futuro.

La tensione primaria è quella tra la vita dell’individuo e la società di massa e in tale tensione si immettono gli eventi e le reazioni della Liuzzo. La poetessa vive con ansia lo sviluppo (il progresso è altra cosa) avvertendo la ”schiavitù del vivere” (che è la pena dei maggiori poeti del novecento) e affrontando il tema dell’autenticità che è quello fondamentale nel nostro tempo per cercare di recuperare l’umanità.

Nel primo Novecento le voci che esprimevano l’autenticità erano diverse e potenti, nella nostra epoca il consumismo le ha ottuse ma negli spiriti liberi esiste sempre una reazione contro la violenza e il dogmatismo di massa.

Alla fine del secolo scorso l’artista si opponeva alla società industriale rifugiandosi nell’intimismo e sfoggiando il ribellismo, oggi è più difficile ribellarsi ma la coscienza inquieta si manifesta rivelando anche ciò che si genera nella ”psiche”.

In questo quadro di tensioni fra l’antico e nuovo la poesia della Liuzzo è un battito individuale di sgomento. La mutabilità degli eventi accresce le incertezze e le depressioni interiori (<<Ieri è passato da poco: – indifferente, / fugace / come goccia di sudore / lacrimante >>; Ignota giostra / girerà / negli anni che verranno>>) nel correre veloce del tempo che consente appena di registrare gli eventi. L’io individuale sembra sommerso dalla fenomenicità e genera cadute di utopie e dimissioni ( << Non sarò che fiammella / che brucerà al chiarore di luna>> ). Di fronte agli eventi di maggiore rilievo sociale la Liuzzo non manca di indicare le difficoltà ma anche la propria posizione morale sia che si tratti della realtà calabrese che vede il crollo di una città dalla quale molti sono fuggiti o dell’Aspromonte dei ”criminali” o di una patria più grande quale potrebbe essere un’Europa del futuro o degli immigrati i quali costituiscono anzitutto un problema umano e poi sociale  ( << Angeli scuri / figli della fame / vittime / d’un famelico pianeta>>; << Sfuggiti / ai  caimani dei fiumi (… ) / domati come  cavalli>> ).

Lo sguardo nella vita contemporanea giunge sino agli ultimi avvenimenti del nostro tempo, il rinascente razzismo generatore di odio, la corruzione tra coloro i quali avrebbero dovuto rappresentare i pilastri sociali, i canali della democrazia.

I temi dell’ultima sezione suscitano l’immagine di una bancarotta generale, storica e umana. Ovviamente non si tratta di guardare i versi dal solo punto di vista contemporaneo ma nei riflessi che gli eventi creano nell’immaginazione e la pagina poetica ha termine con le ”glorie svanite”, il crollo degli ideali che avevano i loro miti negli esemplari, gli eroi, oggi lontanissimi dallo scacco dell’esistente.

Questa poesia è lontana dal tradizionalismo delle forme e dallo sperimentalismo, appartiene allo schieramento novecentesco e vive in un assiduo rapporto tra le metamorfosi continue della parola e le metafore di un mondo etico presupposto o affermato, nell’incertezza che pervade oggi le coscienze sofferenti.

Antonio Piromalli, Roma, 2 marzo 1993.

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