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Prof. Wafaa El Beih: Biblioteca e Archivio Umberto I al Cairo

 

 

 

Gli italiani iniziarono ad emigrare in Egitto all’inizio del XIX secolo per ragioni politiche. Dopo la sconfitta di Napoleone e dopo il fallimento delle prime sollevazioni per l’indipendenza italiana, nel 1820-21 e 1831, un primo gruppo di italiani arrivò in Egitto per sfuggire alla restaurazione dei vecchi regimi e alle persecuzioni politiche. Lo stesso accadde dopo la sconfitta della Prima guerra di indipendenza nel 1848-49. Marta Petricioli, La comunità italiana in Egitto, https://www.openstarts.units.it/server/api/core/bitstreams/1505b11b-9441-465c-8e07-b8d5fae161f5/content, p. 21.

Gli italiani avevanouna presenza massiccia sul territorio egiziano; praticamente in Egitto, visse una vera colonia italiana che era seconda solo a quella greca quanto a numero dei suoi membri. Al culmine della sua presenza, alla fine degli anni Venti del XX secolo, gli italiani erano circa 60-70 mila. Dato il numero sempre crescente degli Italiani che si stabilivano al Cairo, la fondazione di un ospedale divenne una richiesta vivamente sentita.A farsene carico, fino alla realizzazione, fu la locale Società di Beneficenza, istituita al Cairo nel 1868, che se ne assunse interamente l’onere.Elevata ad Ente Morale con Regio Decreto del 6 aprile 1899, la Società di Beneficenza aveva lo scopo di offrire assistenza medica ed ospedaliera agli indigenti, concedere sussidi a persone indigenti purché considerate “meritevoli”, e organizzare dei rimpatri considerati necessari.Il 14 dicembre 1900, i membri della Giunta amministrativa della S.I.B., riunitisi in Consiglio nella sede del Consolato, sotto la presidenza dell’allora console Odoardo Toscani, deliberarono di fondare un Ospedale dedicandolo al compianto Re Umberto I° di Savoia.Come primo atto concreto, impegnando parte del lascito del generoso donatore Giacomo Rizzo, si procedette all’acquisto di un terreno nel quartiere di al-Abbassiya che, a quei tempi era al limite del deserto.Nel gennaio del 1901, venne bandito un concorso per un progetto e, tra i diversi lavori presentati, fu prescelto quello dell’architetto Luigi Tosi.Dopo due soli anni dall’inizio dei lavori, il 20 dicembre 1903, l’Ospedale fu aperto al pubblico con un complesso misto (medicina e chirurgia) di soli 50 letti e un corpo medico composto di 5 medici coadiuvati da 7 suore infermiere.

Oggi torna in scena il nome di Umberto I, come titolo di una grande iniziativa di carattere storico-culturale: Biblioteca e Archivio Umberto I al Cairo. Il progetto mira a catalogare e creare un database per quasi 30.000 unità (libri, riviste, foto, documenti, ecc.) trovate chiuse in un deposito nell’Ospedale Italiano al Cairo. Il materiale  da catalogare era posseduto da individui, membri della comunità italiana d’Egitto (fra cui anche la biblioteca del dott. Raimondo Rocchi, lo psicologi italiano, Cavaliere di merito della Repubblica italiana e Commendatore dell’Ordine Stella d’Italia, che al Cairo e lavorò all’Ospedale Italiano). Questi, scomparsi, lasciarono tutte le loro eredità alla S.I.B.; le collezioni individuali si accumulavano, insieme a documenti e dossier dell’ospedale stesso, sono state chiuse e lasciate a parte per lunghi anni. L’archivio vuole documentare, tutelare e valorizzare questo patrimonio documentario che indica al meglio il contributo di medici, insegnanti, artisti e  esperti italiani che vivevano in Egitto. Sarà creato un database per i libri, le foto e i documenti trovati, per renderli accessibili al pubblico sulla rete.

Questo lavoro è il perno di un archivio dedicato alla presenza italiana in Egitto, che avrà il compito di documentarne e conservarne le tracce lasciate nei libri e nei periodici usciti in italiano tra Otto e Novecento al Cairo e ad Alessandria, nelle lettere e nelle foto pubbliche e delle collezioni private,  nei quadri dipinti da artisti italiani, di cui alcuni esempi verranno presentati in una sala esposizione, riflettendo quella varietà che necessariamente caratterizza un fenomeno così vasto e complesso come l’emigrazione italiana nel mio Paese. L’archivio documenterà anche, con le foto e con le relazioni pubbliche, le attività commerciali e industriali italiane in Egitto,conservando, oltre alla documentazione prodotta da organi istituzionali, italiani o locali, gli archivi privati di personalità. Si specifica quelli di uomini che hanno svolto attività di rilevanza nazionale nei governi e nella pubblica amministrazione egiziana, oppure di uomini che sono stati, a diverso titolo, protagonisti della vita politica e culturale della nazione: architetti, artisti, giornalisti, scrittori.

Per il momento, sono stati già compiuti importanti passi: è stata costruita una sede temporanea dell’archivio che sta vicina a dove sono stati conservati i documenti e i codici, fornita con scaffali, dispositivi, una rete internet. Sono stati disinfettati, tramite un équipe di esperti, diciotto mila libri.  Un numeroso gruppo di catalogatori e revisori tecnici ha cominciato pure il suo lavoro, anzi, fino a oggi sono stati catalogati più di quattro mila libri, accessibili sul sito elettronico che abbiamo creato. Fra le competenze dell’Archivio ci sarà anche: il restauro di diversi e importanti codici trovati fra questa collezione, e che sono stati gravemente danneggiati dall’umidità e dai vermi, lo svolgimento di attività di promozione, la cura di attivitàdi ricerca, ordinamento, inventariazione, riproduzione e conservazione dei documenti conservati.

 

 

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