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Prof. Brandisio Andolfi: LA SAFFO DEI NOSTRI GIORNI

 

CONSIDERAZIONI SU DUE OPERE DI MARIA TERESA LIUZZO

di Brandisio Andolfi

Maria Teresa Liuzzo è una delle poetesse del Sud destinata a restare nella storia della poesia italiana come una delle valide espressioni dello spirito poetico della Calabria. La sua epifania poetico – culturale risale agli anni ’80 -90′, quando la sua poesia si manifestò in tutta la sua valenza lirico – espressiva a tal punto di attirare l’attenzione dell’allora grande poeta internazionale , l’irlandese Peter Russell, che tradusse nella sua lingua inglese la raccolta ”GENESIS” della Poetessa, opera di grande valore filosofico – lirico- psicologico da farle meritare, tra l’altro, dopo i tanti riconoscimenti italiani e stranieri, l’ambito riconoscimento ” Laurea Honoris Causa in psicologia” con funzione di Dottorato presso la Leibnitz University Usa, Campus di Santa Fè, New Mexico. La varietà degli argomenti poetici trattati in questa corposa raccolta non è possibile esaminarla e giudicarla senza una approfondita lettura, ma mi è lecito e giusto dire che raramente si può leggere poesia così profonda e significativa come questa che la Liuzzo ha scritto e evocato nella sua eccezionale raccolta dal titolo molto significativo ” GENESIS” ove si scorge, fra l’altro, l’origine del suo pensiero poetico e della sua filosofia della vita << Vanno i pensieri / a sciami di follia>> (…) <<L’amore / si rivela in essenza ma ignoriamo / come fonda l’umano e il divino / come si alternano estasi e tormento>>. Meglio si può capire la poesia della Liuzzo se si leggono, poi, le significative, chiare ed esplicative note delle prefazioni del critico Mauro Decastelli che, molto bene, ha esaminato, decifrato e esplicitato i tanti motivi ispiratori della poesia della poetessa calabrese. Vale per tutte la nota con cui il critico torinese ha focalizzato il valore poetico dell’opera liuzziana ”Genesis”. Egli dice: <<Leggere i versi di Genesis crea uno stato di calma che dura aldilà delle cose, chiassose o inerti del contingente; prevedibilmente è come essere vicini all’origine e avere guardato all’UNO e, per coincidenza degli opposti, all’infinito put con la sovrapposizione delle realtà empiriche>>. Ed ancora: << l’anima e l’animus in Liuzzo si fanno liberi attraverso il pensiero poetico, tendendo, aldilà di ogni contrarietà al bene>>. Secondo noi possiamo cogliere queste riflessioni del critico Decastelli attraverso i profondi versi lirico- filosofici della Liuzzo che dicono: << Alla sorgente di quella eterea ombra / il peso tutto giace / dell’universo: siamo luce umana / nella folgore del sangue, / spastici movimenti di pedine / nel lugubre travaglio di questo ”umanesimo”, / che conoscere mai possiamo / l’età dell’anima nostra, / e di nessuno/. E ci asseconda il tempo / in spazio che ci leviga / scorie di illusioni>>. Riteniamo che c’è molto della poesia e della filosofia nel pensiero della Liuzzo, della poesia greca antica, per meglio dire di quella lirica dei grandi del periodo classico, compresa quella profondamente amorosa di SAFFO. Del resto la Liuzzo è figlia di quella Magna Grecia di cui ha assorbito nel sangue, nella mente e nello spirito i valori più alti e significativi della millenaria cultura storica, filosofica e poetica. Sono proprio questi valori, questi elementi spirituali a sostanziare tutte le poesie che formano anche l’altra sua raccolta ” Miosòtide”, che è tutto un profondo colloquio amoroso tra la poetessa e il suo tu – amore fatto con desiderio -piacere e ritenuto oggetto di conquista dolorosa irriducibile alla sconfitta. Dice la poetessa: << Tu pescatore di sogni, / puoi prendere con le tue reti la luna e farne un cuore / che batte di te nel mio petto>>. In alcuni versi precedenti aveva esclamato: Fammi nella tua pelle entrare / sicché ogni lembo ne diventi mio, / e di ogni parte di me sii tu lo spazio, / unica sfera del mio universo>> (…) vieni in me, non deludere l’attesa; e più avanti: << Resta con me stanotte, / fa’ che io sia il tuo respiro>>, ed ancora: << Solo di te è colma la mia attesa>> (…) l’amore ci unisce in un abbraccio, / mescola i nostri fiati ( oh i mille baci catulliani! ) e fa’ giaciglio ai nostri corpi>>. Ed allora anche per questa <<raccolta di belle e altissime poesie che consacrano l’esemplarità del suo discorso così accesamente visionario e passione del cuore>> facciamo nostre le eccezionali e calzanti considerazioni, testè citate, dal grande critico professore Giorgio Bàrberi Squarotti che tanto ammira la bella poesia della Liuzzo. Da parte nostra diciamo che anche leggendo il libro di poesia ”Miosòtide” siamo certi che, come già abbiamo affermato in altri rilievi critici, la molteplicità delle sensazioni e degli argomenti contenutistici imbrigliano con dolce incanto il lettore e lo trasportano sopra <<L’inquieta onda>> dell’anima della poetessa che questa volta, più che in altri versi poetici, mette a nudo il suo animo e il suo cuore che invocano con forte, profondo sentire il tu -amore perché l’ascolti e la senta gridare<< Non ti scordar di me>> Liuzzo è la Saffo dei nostri giorni che sente l’amore con l’impeto della donna che ama, soffre, e gioiredi tutti i piaceri spirituali della vita perché creatura di Dio fatta di carne e di spirito e, come tale, costretta a gioire e soffrire per poter recepire i moti interiori dell’anima. La Liuzzo ci riesce bene in tutto questo perché è padrona del linguaggio, dello stile e dei mezzi espressivi con cui poter immortalare, in versi, il suo puro dettato dell’anima, fatto di pensieri profondi, molto significativi, altamente metafisico- filosofici e lirico – sentimentali ove aleggiano, talvolta una mitica nostalgia << Magia della fiaba>> che la portano in altri luoghi, in altri tempi (<< Bambina d’Abruzzo, di sogno / fra primule e fiori variopinti (…) e la villa ad Avezzano (…) il cielo del Velino: palpiti in fondo al cuore>> dove hanno origine pure i sentimenti che sostanziano la poesia della Liuzzo.

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