MARIA TERESA LIUZZO:…MA INQUIETA ONDA AGITA LE VENE
“OCCORRE ELEVARSI A VERTIGINOSE ALTEZZE (CON IMPETI CREATIVI) PER GODERE DEL PROFUMO EMANANTE DAGLI ALPESTRI FIORI POETICI DI MARIA TERESA LIUZZO”
MARIA TERESA LIUZZO:… MA INQUIETA ONDA AGITA LE VENE
A.G.A.R. Ed – REGGIO CALABRIA (ITALIA)
di VINCENZO ROSSI, POETA – SAGGISTA – CRITICO LETTERARIO – TRADUTTORE
Il fervore poetico/creativo di Maria Teresa Liuzzo, dentro una magmatica disponibilità (assoluta e propria) di potenziale linguistico/ispirativo, senza alcun sospetto di soluzione definitiva, si sublima proiettando in una luce stellare le tenebre ribollenti della sua anima. Quest’onda inquieta che agita le sue vene non le dà pace, la assilla, la assedia, la costringe a gettare sulla pagina figure, simboli, metafore, moduli fonici, note cromatiche, respiri e sospiri, pensieri e concetti non più scindibili da affetti, sentimenti, passioni. Nella sua potente e alta PAROLA ormai vi è tutto, in un vivere e morire universali: il tempo con le sue scansioni e l’eterno; lo spazio con i suoi qui e lì e l’Infinito; l’Essere umano con le sue vicende terrene, con le sue temerarie sconfitte contro le barriere dell’Ignoto, dell’oltreumano, rigettato nelle sconsolate limitazioni esistenziali su questa nostra terra mater/matrigna, giardino di delizie e carcere. In un simile arrovellarsi dell’oggetto, del soggetto, del simbolo la PAROLA della Liuzzo, nudatasi attraverso un lungo ossessivo lavoro necessitante, oggi le si impone irrinunciabile alimento per esistere e persistere, come un viversi, come la sola àncora di salvezza nel turbinìo incessante dell’essere contro l’assediante Nulla… Tutte le misure, le metriche storiche e quelle tentate dai vanitosi sperimentalismi cadono, l’unico numero ritmico (sostanzialformale) è il respiro dell’anima poetante, la quale, riflessa su se stessa, si rigenera, si riascolta e si offre in un VERBUM assolutamente singolare: ad uno spirito culturalmente e poeticamente consumato potrebbe imporsi la riflessione reminiscenziale della SIBILLA CUMANA annotante sentenze sulle foglie che rapace vento disperdeva, ma a questo spirito non dovrebbe sfuggire che il lampeggiare della ”visione” liuzziana resta nel cuore con ”il dolce che nacque da essa”. Dolce salvezza che nell’alta emozione lirica il nostro lettore poeta condivide con la poetessa e se ne nutre… Eccolo immerso nel buio coscienziale e nei sogni, nella plasmabilità della ”creta”, nel gaudium sublimante di parto stellare. Il vero s’infiamma su giorni vuoti, l’ombra sottrae e nasconde il fiore della terra, mentre trasvola con voci azzurre bianche cime d’innocenza. Passano naviganti su spiagge e vi annullano segni di mare e di lunari inganni. Ma l’anima della poesia rifiorisce pertinace nella VENUS / ROSA in candida schiuma, in puri ritorni albali e il fiore della Bellezza immacolata risplende in ”virgulto di luce ”, mentre le gioie della notte scrosciano in stupefatti sorrisi. A queste vertiginose altezze occorre elevarsi (con impeti creativi) per godere del profumo emanante dagli alpestri fiori poetici di Maria Teresa Liuzzo.