LA MEGERA E I VENTI DI GUERRA
RUBRICA
L’ESERCIZIO DELLA SATIRA ATTRAVERSO LA METRICA DELLA FILASTROCCA
LA MEGERA E I VENTI DI GUERRA
A CURA DI MARIA TERESA LIUZZO
Con la mia diavoleria
sto ingannando la pandemia.
Sono io l’Arte ruffiana,
e voi, gomitoli di lana.
Il vaccino vi rende inquieti,
tutti sudditi miei sarete.
Sto inseguendo Capitan Nemo
con la sua coppa di veleno.
Mobili e subdole sono le scale
di questi imbrogli elettorali.
Con gli Unni,
a caccia andrò di voti,
un plotone di virus e gli Ostrogoti.
Ancora sedati e con le bende sugli occhi,
stracolme le urne saran di ”pidocchi”.
Solo il sangue è un Samurai
e ci libera dai guai.
La megera dall’inferno
chiedeva aiuto al Padreterno.
Come il mallo nella noce,
imprecava a bassa voce
contro nostro Signore messo in croce.
Scagliò a terra fasci d’erba,
la sua bile è una caterva.
Addentò una ”ciabatta”
e alla terra urlò:
”Come lei, tu sei piatta.
Sono il cielo,
son la nube,
di splendore rarefatta”.
Di toccate e fughe è un andirivieni,
in questo mondo di veleni.
Tutti voi io metto in riga,
parallele come rette,
filerete come le sottilette.
Come spighe io vi curvo,
e in un boccone vi distruggo.
Quant’è dolce l’altalena,
sto gustando un’amarena.
Batte l’ora il mio cucù,
nelle vene ho sangue blu.
Indifferente sul divano,
bollente gusta la tisana,
per lei ogni guerra è un toccasana.
Se vi arrendete alle mie grida,
terrò da parte ”l’insetticida”.
Tra fame e stenti morirete,
se la mia potenza attaccherete.
La speranza allontani
morte e mine dalle lotte clandestine.
D’amore un fiore abbracci la terra,
e spazzi via la pioggia, ogni vento di guerra.