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Prof. Orazio Tanelli: Nuova silloge di Maria Teresa Liuzzo

MARIA TERESA LIUZZO: ”GENESIS”

 

 

NELLA MIMESI DELLA STORIA RIAFFIORANO I MOSTRI DELLA SCHIAVITU’ E DEL RAZZISMO NEI CIMITERI DI MAFIA

 

E DI LUPARA BIANCA, NELL’EUFORIA DELLA DROGA E DELLA PROSTITUZIONE, MA LE LACRIME DELLA CARNEVIVIFICANO NUOVE VIOLE PROFUMATE NEL SENTIERO LUMINOSO DELLA SPERANZA, NEL CAMMINO ARCANO DELLA POESIA, NELL’INCANTESIMO DEL SOGNO, NEL PERCORSO DELLA FEDE NEI VALORI UMANISTICI

 

Prof. Orazio Tanelli – ROGER UNIVERSITY, (DOCENTE UNIVERSITARIO – VERONA, NEW JERSEY, USA – Direttore del ”IL PONTE ITALO-AMERICANO”

 

 

Questa nuova silloge di Maria Teresa Liuzzo, edizione bilingue con testo a fronte in lingua inglese nella traduzione di Peter Russell, raccoglie 60 liriche e si avvale della Prefazione bilingue (italiano- inglese) di Mauro Decastelli. Sue opere pubblicate in precedenza sono: Radici (1992), Psiche (1993), Apeiron (1995), Umanità (1996), Eutanasia D’Utopia (1997), L’acqua è battito lento (2001), Autopsia d’Immagine (2002), Ma inquieta onda agita le vene (2003), L’ombra non supera la luce (2006). La poesia di Maria Teresa Liuzzo, tra sogno e realtà, contiene un linguaggio figurato che va dalle analogie alle allitterazioni, dal mito di se stessa al contesto sociale, dalle metafore ai simboli. E’ un linguaggio che le viene spontaneo per la sua vasta esperienza espressiva nel settore della lirica e nell’ottica della produzione lirica. Ad un’attenta lettura si potrebbero riscontrare numerose metafore che sono delle vere definizioni ontologiche della realtà, delle vere identità ”epistemologiche”, delle immagini originali e simboliche tratte dalla natura e dalle percezioni sensoriali. Il tutto è riferito alla sua psiche, al suo stato d’animo, alle sue emozioni che sono realistiche ed oniriche allo stesso tempo. E ciò che più sorprende il lettore è la sua capacità di scandagliare i sentimenti che sono espressi in una bellissima forma semantica e che coinvolgono gli specialisti più raffinati dell’arte poetica. E ciò è raggiunto senza ricorrere ai miti ellenici e romani, senza reminiscenze letterarie, senza la pretesa eugenetica di conoscere i prodotti poetici altrui. Citiamo qui solo alcuni risultati immaginifici del suo linguaggio metaforico: ”I pensieri / sono lingue che mordono / la fiabesca luce del sentire” (Autopsia d’immagine, pag276). ”L’innocenza del giglio / fu eterna corona dei cieli / e simbolo magro dei giorni” (Ibidem). ”Il tempo è materia sconosciuta / ed inclemente con la fuggiasca carne” (Umani riflessi, pag. 286). ”Il tutto è semenza prevenuta / nella cavità dell’ultimo intelletto” (”Il tutto è luce agonizzante, pag.288). Il cielo delle stagioni è in quel ritorno della rondine a primavera nuovamente vestita di nero per scandire il ritmo assurdo del tempo. mentre ”s’attorcigliano le ore / tra orizzonti di piombo”. In questo mondo dominato dalla tecnologia e dallo scientismo ”il respiro è provvisoria illusione” e ”l’essere non è che miseria e protesi / nella satira crudele dei bulloni”

(pag. 294). La spina della rosa ” è l’ultima a morire / nel cruento fuoco del cammino”. Le emozioni immaginifiche trasformano l’angoscia in fili di speranza, il delirio quotidiano nel ritorno della primavera in fiore, il tramonto del sole nell’alba radiosa del mattino, la furia della tempesta nella gloria della luce. E’ un’eterna metamorfosi che si rigenera nello splendore della natura, nell’arcano incanto del sogno. Il silenzio della solitudine è superato dall’eloquenza della poesia nell’analisi della metempsicosi dell’anima, nel mistero dell’amore e della speranza, nella diaspora dell’escatologia, nel sogno dantesco dell’oltre tomba. Così la nebbia dei dubbi si dissipa nelle ceneri del passato e nell’incanto arcano del futuro. Nella mimesi della storia riaffiorano i mostri della schiavitù e del razzismo nei cimiteri di mafia e di lupara bianca, nell’euforia della droga e della prostituzione, ma le lacrime della carne vivificano nuove viole profumate nel sentiero luminoso della speranza, nel cammino arcano della poesia, nell’incantesimo del sogno, nel percorso della fede nei valori umanistici. Concludiamo con un giudizio critico di Russell: ”La poesia della Liuzzo, mi sembra ci dice la storia dell’anima quasi completamente schiacciata e annullata dalla vita esistenziale. Se questo fosse tutto non sarei qui oggi a rendere omaggio ad una voce non solo sommamente poetica ma anche visionaria e profetica. Se nove decimi del testo constano di una denuncia terribile della vita umana, sia nella storia che nell’attualità, un decimo ci riserva la speranza, la fede e la grazia, in quanto partecipiamo all’infinito, al sacro, al Divino, ciò che io capisco dell’impiego della parola apeiron benché questo impiego è diverso dall’uso tradizionale pitagorico- platonico”.

 

 

 

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