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MARIA TERESA LIUZZO: “EUTANASIA D’UTOPIA”

 

 

 

di ALBA FLORIO -La più grande poetessa del primo 900 (Storia della Letteratura Calabrese di Antonio Piromalli)

 

 

Leggendo il volume di liriche ”Eutanasia d’Utopia ” di Maria Teresa Liuzzo ho sentito l’ampio respiro di Arte poetica di sempre. Queste liriche incominciano ricordando Cristo, con lo sgomento di ritrovarsi in un deserto dove l’umanità ha smarrito il ricordo della povertà di Cristo e l’estremo sacrificio della Sua morte sulla Croce che è anche il simbolo dell’umano dolore. Dopo aver sfiorato i limiti dell’inconscio la poesia diventa consapevolezza e commento della dolorosa storia del male dell’esistenza. L’unico rifugio è l’immaginazione che sa trarre il filo conduttore di pensieri, profonde intuizioni, e felici e delicate fantasie. Il merito maggiore di queste liriche è che in esse non si possono rilevare “somiglianze letterarie”. L’artificio estetico non inaridisce la forma poetica, ma la ingrandisce di comprensione umana: ingiustizie e problemi sociali vengono affrontati con sincera partecipazione. Notevole è la suggestiva lirica per gli immigrati. Inoltre non si può non riconoscere che quella della Liuzzo è una poesia in continuo divenire che sa usare con affascinante intensità “lo strumento bellissimo della parola” in una luce senza tempo che invade il clima poetico. Si staccano da tutte le altre le struggenti liriche che rievocano la madre, così semplici e vere, ma dalle quali nel rimpianto della fine dei colloqui con Essa, si conclude con un significativo pensiero filosofico che sovente ricorre nella vasta e complessa opera dell’autrice.

Messina 5 – 10 -1997.

 

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