MARIA TERESA LIUZZO: Danza la notte nelle tue pupille
Antonio Risi
– Poesie, Postfazione di Mauro D’Castelli, Reggio Calabria, A.G.A.R. Editrice 2022, pp. 124
La notte, “bellezza nuda / allo specchio” (p. 18), è espressione d’amore, desiderio, ma anche di solitudine ed ansia (p. 3), sicché la poetessa, come Penelope, attende il ritorno di Ulisse (p. 5) e il “vestito / di tristezza, / da ricamare stanotte” (p. 12) evoca la tela che la fedele moglie dell’eroe omerico tesseva di notte. È proprio della notte il prevalere di forme incerte: “Lune indefinite”, “Gesto non compiuto” (p. 8).
I “tentacoli d’ombra” (p. 14) rendono il buio della notte quasi una concreta, inquietante presenza, dove l’ombra acquista una consistenza materiale: “Si spezzano le ombre / come il pane” (p. 34), ma proprio in questo buio l’idea si fa luce: “Tu, idea, / più bella della bellezza stessa, / illuminami di primavera”. Nell’alba, addirittura luce ed ombra si mescolano ermeticamente: “Porgimi / la luce del silenzio, / che danza come ombra / nella notte” (p. 15), altri versi si evocano le “ombre della luce” (p. 38). È in virtù di questa armonia (cosmica, ermetica, orfica?) che è possibile ascoltare il silenzio; in una lirica Liuzzo scrive: “Nasciamo dallo stelo / che dipinge il silenzio” (p. 16), e nella lirica immediatamente successiva: “Ascolta / la sinfonia del vento” (ibidem).
L’ascolto, dunque, nasce dal silenzio, che può essere luce: “Piango al lume del silenzio” (p. 17). Il “Tu”, protagonista del colloquio, come in tutta la produzione liuzziana, è nel contempo vicinissimo e distante: “Tutto di te mi parla. / Tutto di te mi manca” (p. 32), come se l’oscurità della notte ne velasse e ri-velasse l’essenza e l’assenza. Ciò spiega la ragione del titolo, ricavato dall’ultimo verso di una lirica ricca di suggestioni immaginose e filosofiche (p. 38).
La poetessa ricama i suoi versi d’amore come un arazzo, l’amore stesso è un mondo variegato da decifrare e da cantare per tentare di comprenderlo (assorbirlo) in sé. direi che nella poesia della Liuzzo il mondo si dispiega, con le sue forme e colori, con la sua bellezza, nonostante e addirittura grazie alla notte, che ne rende più vivo e più vero il manifestarsi, allo spirito più che ai sensi. È la notte, insomma, che diventa occasione di riflessione ed interiorizzazione del mondo, del tempo, del mutamento insito nella natura, dell’amore che è conoscenza, ma anche lontananza, appagamento, ma anche desiderio. La notte diventa unità di misura luminosa dell’universo spirituale di Maria Teresa Liuzzo; metro difficile da maneggiare, ma soccorrono, in calce ad alcune liriche, le dotte note di Mauro D’Castelli (pp. 7, 13, 38, 40, 41). La poetessa “crucciosa” attende di “donarsi ancora al mistero” della poesia (p. 30). Perciò ella ascolta la notte e ci invita ad ascoltarla a nostra volta: “La notte, ascolta, /ascosa nei suoi sogni, / che libera vesti di cielo 7 sul tuo corpo incatenato / tra veli d’angeli e pesanti ciglia” (p. 36).
Negli haiku l’universo liuzziano è come diluito, ricamato a sottili trame quasi trasparenti. La luna, il mare, le stagioni, l’anima sono presenze delicate, specchi della poesia, forma esteriorizzata della stessa poetessa.
La dotta Postfazione di Mauro D’Castelli impreziosisce il volume donandogli ulteriore senso, permettendoci di compiere un viaggio nello spirito alla fine del quale scopriamo il mondo osservandolo con occhi nuovi.