INTERVISTA AL FAMOSO SCRITTORE ASTRIT LULUSHI – GIORNALISTA – ”LA VOCE DELL’AMERICA”
MARIA TERESA LIUZZO
INTERVISTA AL FAMOSO SCRITTORE ASTRIT LULUSHI – GIORNALISTA – ”LA VOCE DELL’AMERICA”
RILASCIATA A MARIA TERESA LIUZZO – DIRETTRICE DELLA RIVISTA DI CULTURA INTERNAZIONALE ”LE MUSE” (ITALIA)
L’Opera di Astrit Lulushi è monumentale, complessa e articolata. Si dipana attraverso un lunghissimo arco di tempo e si caratterizza per visione creativa e originalità. La sua caratteristica principale è la poliedricità. Egli è, infatti, Scrittore, Saggista, Critico Letterario e d’Arte, Filosofo, Storico, poeta acuto e di grande talento, giornalista de ”LA VOCE DELL’AMERICA” (Washington). Siamo di fronte a un intellettuale totale che fa andare il nostro pensiero a Ungaretti, Montale, ma anche a Baudelaire, Pound, Eliot. L’attività complessiva è legata a un centro, visibile e occulto che tende costantemente anche alla conquista della poesia: trasversalmente nelle diverse forme di Scrittura;dell’arte in generale; delle attualissime teorie sulla discontinuità, non solo a livello sub atomico, e sulla costituzione della materia, all’unificazione dell’unità dell’essere, quindi anche psicologica, sfiorando la sfera dell’assoluto. Parallelamente sono rivelate le forze e l’azione del tempo: non importa se oscillano il panta rei eracliteo e l’eterna immobilità parmenidea. Tutto si avvolge dinamicamente in una vertigine universalizzante che per effetto della parola assume l’immortale mobilità. Incontriamo nel corpo delle letture qualche ascendenza letteraria e ”Leitmotiv” con Lee Masters nella Spoon River Anthology, operazione non facile, ma addirittura rischiosa perché stabilisce un confronto con un capolavoro della Letteratura mondiale. Ma Lulushi ne esce con estremo vigore e dignità, soprattutto imponendo i tratti originali del suo linguaggio. Un paesaggio interiore formatosi nella sua vita di spostamenti e fughe quando emigrò in America. Per la sua cultura rimane oggi, agli occhi dei suoi lettori e ricercatori un enigma. Egli sa che una vita fatta di tragedie garantisce il meglio della scrittura e del bene.
Un personaggio, Lulushi, che dal punto di vista inattuale nel senso nietzschiano, quando riafferma i valori è contro i contemporanei ”filistei” che condizionano e inquinano la letteratura contemporanea – e in contrapposizione alla mediocrità, che sembra prevalere nel complesso della scrittura, dell’arte in generale. In questa sede non possiamo soffermarci su tutto, ma non possiamo neppure tacere su un’Opera che si impone – a nostro modesto parere – come pietra miliare, per la conseguenza di un genio assoluto come Platone. La rivelazione di Platone operata da Astrit Lulushi ci sembra un’operazione geniale e di estrema utilità. La sua scrittura rappresenta un chiaro esempio autonomo che contiene intatto lo Spirito e il senso dell’opera originaria e aderisce perfettamente alla nostra contemporaneità culturale e umana. Espone la sua concezione del tempo così come egli l’avverte nel corso dell’esistenza, biografica e creativa, che, però in lui coincidono e giungono naturalmente e paradossalmente, attraverso l’accettazione di ogni principio relativistico, dell’indistinta sfera spazio-temporale plasmando ogni sua opera e soprattutto poetica di principi somatizzanti risalienti a ERNST MACH (1838 – 1916) per la sua cultura scientifica e filosofica e per la sua scrittura aerodinamica, non velata che si inoltra nello spazio terreno e terrestre, alla verità; a MAX PLANCK (1858 – 1947) per il suo genio che scoprendo crea bellezza e meraviglia; PLATONE (427 a.C. – 347 a.C.) come deduce e indaga la Conoscenza dell’amore e della Politica intorno al mondo delle idee, i miti e la dottrina parmenidea. Cosa è guardare il silenzio universale se non avere un’anima? (FEDOR IVANOVIC TJUTCEV).
Astrit Lulushi non considera il pensiero come materialità, ma lontano dall’animalità ed è lontano da quella collettività patologica che brama il predominio, l’ambiguità e l’annientamento, come succede nella società dove conta il dio denaro e non l’intelligenza degli onesti. In una società violenta sotto apparenze filantropiche in cui ciascuno è volto a realizzare sé come soggetto materiale e fare vincere i propri neuroni oscuri. I versi dello scrittore, i suoi romanzi, le sue scoperte, la sua filosofia saranno immortali dove il pensiero si fa alta creazione poetica e narrativa; il suo interrogarsi nel senso dell’esistenza, sulla impossibilità di cogliere il mistero. Noi riflettiamo sulla perdita progressiva e inarrestabile che ha messo in atto il disprezzo dell’uomo, che ancora oggi, nel terzo Millennio procede senza recupero, o un finto recupero.
Colloquio
Che ruolo ha per te la scrittura nella società contemporanea?
Astrit Lulushi: In ogni arte, devono essercidue doni iniziali: Talento ed Esperienza. Non so in quale ampia misura, ma devono esserci. Ho iniziato a scrivere tardi e ho rimandato per così tanti anni. Quando finalmente ho iniziato, sentivo di non avere nulla da perdere e che tanto valeva dire la verità. La mia vita è cambiata e nel nuovo mondo c’erano molte cose di cui molti in Albania non avevano mai sentito parlare, perché vivevano isolati come in una prigione.
Il materiale rimane nel tuo corpo per molto tempo prima che tu inizi a scrivere. I libri che ho scritto hanno richiesto tempo perché dovevo trovare il posto giusto dove scrivere. L’America è diventata il mio secondo paese e l’ansia la mia seconda lingua. Penso in albanese e scrivo in albanese e per gli albanesi.
Lei come osservatore scrupoloso e intelligente. Il suo occhio è una lente di ingrandimento che comunica tra realtà e sogni. Ci parli di questo aspetto?
Astrit Lulushi: È come se fosse per sempre: uno ha molte, molte camere nel cervello che formano una grande stanza. Questa è la natura della forma d’arte ed è quello che sta succedendo adesso. Solo la piccola stanza è diventata grande.
Chiunque può scrivere. È proprio come a scuola, i bambini imparano a mettere insieme le parole in frasi; poi le collegano, le rendono coerenti con altre frasi, in modo che possano essere espresse sia per iscritto che a voce. Ma dire che chiunque può diventare poeta o scrittore è come dire che chiunque può comporre una sonata.
In ogni arte, ci sono due doni iniziali che devono esserci: Talento ed Esperienza. Non so quanto debbano esserci, ma devono esserci.
Negli scritti, oltre ai temi che parlano di mito e giustizia, lei fa spesso riferimento a Dio e alle Sacre Scritture.
Astrit Lulushi: Perché no? Dopo tutto, il primo uomo è la creazione di Dio, nonostante il fatto che ci siano molti nel pubblico che dicono il contrario – specialmente la nostra generazione, oggi vecchia. Siamo nati, istruiti e cresciuti nella metà del mondo che era comunista e atea. All’inizio, quando sono uscito dall’inferno comunista, la prima cosa che ho chiesto era di darmi una Bibbia – un libro molto pesante sia nella consistenzacartacea che nei pensieri e che hanno un gran valore per una persona come me.
Le sue opere sono ricche di insegnamenti e sono in continuo confronto con il modo di intendere la vita di ieri e di oggi.
Astrit Lulushi: Vero, è come dice Lei. Sono lezioni che ho imparato durante la mia vita e cerco di trasmetterle ai giovani. Il motivo per cui le scrivo in albanese è che la mia gente ne ha bisogno come base per comprendere altro da ciò con cui è stata indottrinata. Sono dispiaciuto e compassionevole per loro fino alla pietà. Erano orgogliosi ma avevano un po’ da mostrare.
Le sue opere sono documenti storici, etici e sociali di grande profondità, che combinano aspetti psicologici e sociologici con personaggi che la sua mente descrive con tensione emotiva.
Astrit Lulushi: Faccio una distinzione tra una finzione molto efficace, che lascia scorrere le parole in modo meraviglioso, e così via. Scrivo in modo diverso da alcune persone. Devi davvero pressare il materiale per ottenerne qualcosa, e non prendere semplicemente ogni frase del libro e innestarla. Mi ha fatto sentire un po’ come se stessi leggendo qualcuno. David Foster Wallace, diceva sempre: “Non posso giocare a quel gioco. Vorrei saperlo fare, ma non ci riesco”.
I giovani hanno un detto: “uccidi nella tua corsia”. Questo è un principio molto importante della scrittura. Devi capire cosa non puoi fare, bloccarlo e concentrarti su ciò che funziona.
Ho avuto un’impressione entusiastica delle tue straordinarie opere. Pensi di essere entrato nel cuore e nell’anima della tendenza creativa, nella sua realtà fluttuante con spirito critico?
Astrit Lulushi: Per ogni cosa, l’uomo ha due opinioni: negativa e affermativa. Uno dei primi detti proviene da un diario scritto da Søren Kierkegaard nel 1835: Ci sono due possibili situazioni: si può fare questo o quello.”
La mia opinione sincera e il mio consiglio amichevole sono questi: fatelo o non fatelo, ve ne pentirete in entrambi i casi. Quindi, ancora una volta, non aspettatevi risposte concrete, il talento e l’esperienza di vita restano la base della scrittura, come in ogni altra cosa. Ciò che devo chiarire è “fate ciò che dovete fare, non ciò che dovete sapere”.