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ENRIQUE CADICAMO: TANGHERO ARBERESH IN ARGENTINA

ENRIQUE CADICAMO: TANGHERO ARBERESH IN ARGENTINA

con Carlos Gardel naufragos del mundo que han perdido el corazón

Enrique Domingo Cadícamo, noto anche come Rosendo Luna e Yino Luzzi, (Luján, 15 luglio 1900 – Buenos Aires, 3 dicembre 1999), è stato un poeta e scrittore argentino, personaggio di spicco nella storia del tango. Decimo figlio di una famiglia arbereshe emigrata dal sud Italia, da San Demetrio Corone, trasferitasi nel 1907 nel distretto di Floresta. Per molti testi usava il ‘lunfardo’, slang tipico della Buenos Aires popolare adoperato soprattutto nel tango e ricco di vocaboli di provenienza europea e italiana (regionale). Il primo tango a firma di Cadicamo è “Pompas de jabón”, con musica del pianista e compositore Roberto Emilio Goyeneche, che fu il primo di quelli incisi da Carlos Gardel. Caso vuole che fosse anche l’autore del tango “Madame Ivonne”, l’ultima incisione in Argentina di Gardel, prima di intraprendere la sua ultima tournée il 6 novembre 1933. A “Pompas de jabón” seguirono altri successi, di cui almeno una ventina incisi da Gardel. Il testo del suo famoso “Anclao en París” fu scritto Cadícamo in Spagna, a Barcellona, nel 1931.Tra i molti premi ottenuti nel corso della sua carriera si ricorda il Premio Konex di platino nel 1985, conferito dalla Fundación Konex, come miglior autore di tango del decennio in Argentina, ottenne anche il Konex al Mérito nel 1984 nella disciplina Testimonial. come omaggio alla sua lunga carriera, il governo argentino nel 1987 lo dichiarò Ciudadano Ilustre de Buenos Aires e nel 1996 fu nominato Personalità Emerita della Cultura Argentina. morì a 99 anni, il 3 dicembre del 1999.

Torbido ancoraggio dove vanno a finire le navi
che sul molo per sempre resteranno…
Ombre che si allungano nella notte di dolore;
Naufraghi del mondo, che hanno perduto il cuore…
ponti e sartiame, dove il vento arriva ululando,
navi carbonere che non salperanno mai…
Torvo cimitero di navi moribonde che
sognano tuttavia di partire verso il mare…

NEBBIA DEL RIACHUELO AGGRAPPATO AL RICORDO
CONTINUO A SPERARE NEBBIA DEL RIACHUELO
DEL SUO AMOR PER SEMPRE
MI ALLONTANI MAI PIÚ TORNÓ
MAI PIÚ LA VIDI
MAI PIÚ LA SUA VOCE NOMINÓ IL MIO NOME
VICINO A ME E LA STESSA VOCE CHE DISSE: ADDIO!

Sogna marinaio con il tuo vecchio brigantino,
bevi la tua nostalgia nella sordida taverna…
Piove sul porto, mentre canto la mia canzone,
piove lentamente sulla tua desolazione…
Ancore che mai, mai più salperanno,
vele di barconi senza ormeggi da lasciare,
triste carovana senza destino ne illusione,
come la nave prigioniera in bottiglia…

Turbio fondeadero donde van a recalar
barcos que en el muelle para siempre han de quedar…
Sombras que se alargan en la noche del dolor;
Nàufragos del mundo que han perdido el corazón…
puentes y cordajes donde el viento viene a aullar,
barcos carboneros que jamás han de zarpar…
Torvo cementerio de las naves que al morir
sueñan sin embargo que hacia el mar han de partir…

Niebla del riachuelo!
amarrado al recuerdo
yo sigo esperando…
Niebla del riachuelo!
De ese amor para siempre
me vas alejando…
Nunca más volvió,
nunca más la vi,
nunca más su voz nombró mi nombre junto a mí,
esa misma voz que dijo: Adiós!

Sueña marinero con tu viejo bergantin,
bebe tus nostalgias en el sordo cafetón…
Llueve sobre el puerto, mientras canto mi canción,
llueve lentamente sobre tu desolación…
Anclas que ya nunca, nunca más han de levar,
bordas de lanchones sin amarras que soltar,
triste caravana sin destino ni ilusión,
como un barco preso en la botella del figón …

Garùa (Pioviggina-1943)
Letra di Enrique Cadicamo e Musica di Anibal Troilo

Che notte piena di astio e di freddo!
Il vento porta uno strano lamento.
La notte sembra un pozzo di ombre;
ed io cammino lentamente tra le ombre.
nel frattempo pioviggina
e sento le sue spine nel mio cuore…
In questa notte tanto fredda e tanto mia,
pensando sempre la stessa cosa, sprofondo
anche se vorrei strapparla,
rifiutarla e dimenticarla,
la ricordo ancor di più….
Pioviggina…
Solo e triste sul marciapiede
va questo cuore affranto,
come una casa abbandonata…
Sentendo il tuo gelo,
perchè quella con il suo oblio
oggi le ha aperto una ferita …
Perduto
come un folletto che nell’ombra
più la cerca e più la nomina…
Pioviggina….
Tristezza…
Perfino il cielo si è messo a piangere! .
Che notte piena di astio e di freddo!
Non si vede nessuno all’angolo.
sulla strada, la fila di luci
lustra l’asfalto con una luce morente.
E io sono come uno scarto,
sempre solo,
sempre in disparte,
ricordandoti.
Le gocce cadono nella pozzanghera della mia anima;
fino alle ossa inzuppato e gelato.
E umiliando questo tormento
il vento passa ancora
trascinandomi…

 

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