Albspirit

Media/News/Publishing

Mario Bellizzi: MATERIALI ETNO-LINGUISTICI ARBERESHE

Quando io e mia nonna incontrammo il linguista albanese Eqrem Çabej e un misterioso latte di rondine

Mia Nonna Anna Bellizzi (ofiqe, soprannome “muskarelit”: pera autoctona piccola e profumatissima), sposa di Giuseppe Bellizzi, è morta … all’età di 92 anni, tanto tempo fa. Da vedova è vissuta sempre da sola, senza particolari malattie. Abitava nella gjitonìa “Bilashata”, quartiere del centro storico di San Basile, sicuramente costruito prima del Settecento. Lavorava a giornate, spesso nel latifondo dei Dolcetti, mieteva il grano con la falce, curva sulle messi e sotto il sole o raccoglieva le olive, mentre il marito era pastore di pecore. Ciò comportava la sua lontananza da casa per mesi. Quando era in paese, in occasioni delle feste, non disdegnava unirsi ai gruppi di cantori durante le serenate. Aveva una bella voce. Spesso, assieme ad altre donne, partiva a piedi verso zone boschive demaniali per raccogliere legna, fascine di korth’la, cioè rami secchi che bruciavano e riscaldavano facilmente (il termine non è stato registrato nel Vocabolario!). Durante questi viaggi per raccogliere la legna, non portavano con loro l’acqua, per il troppo ingombro. Mi raccontava che, quando erano arse dalla sete, sotto la lingua mettevano una pietruzza tondeggiante, per stimolare la salivazione! Mio padre raccontava che durante una sommossa popolare che finì con l’occupazione del municipio, da parte di sole donne, scese in piazza con la figlioletta, cioè mia zia Angiolina, incurante dei pericoli, e sotto il grembiale (vandila) nascose una roncola (toprin). Quando mi recavo da lei per portarle il pranzo, dentro dei contenitori, e poi mi fermavo a chiacchierare era molto felice … e mi diceva, con un’espressione misteriosa in arbrisht, “Ti me siell qumshte dallandishia” (tu mi porti latte di rondine) … per anni mi sono dannato a capire il senso di quella frase, sicuramente era un bel pensiero, positivo. Ma cosa significava? Come fanno le rondini a produrre il latte? …. Io acculturato non capivo nulla della saggezza del popolo, di mia nonna sana, ANALFABETA ma ricca, saggia. Dopo decenni scoprii l’arcano. I popoli con le loro radici si incontrano, nel tempo e nello spazio, si scambiano parole, gesti, cibi, saluti, benedizioni, canti, preghiere, poesie, amori, paesaggi, …. Beh in russo si dice “ptice moloko” … latte di rondine e Eqrem Çabej scrisse, nei suoi tanti libri di linguistica, che quella espressione popolare non era altro che un frammento, superstite, unico, di una lunga leggenda, una narrazione in cui un eroe doveva superare una prova!, Vecchio Propp! Nella fiaba di mia nonna e delle donne albanesi, russe, ecc., l’eroe, recatosi in un Regno lontano, doveva tornare e portare il latte di rondine! Impresa impossibile nella realtà ma non nelle fiabe! Sappiamo che la creatività dei popoli non ha limiti. Ecco, nonna sorniona e lirica, un pensiero per te e per tutti i popoli, le persone analfabete ma tanto ricche.

Please follow and like us: