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Una sedia elettrica per Rilindja

Una sedia elettrica per Rilindja

Monitor pubblica la lista degli incredibili aumenti degli stipendi dei dipendenti OSHEE, e scatena subito le polemiche, e  Shqiptarja.com, risponde il giorno dopo con la notizia della grande redditivita’ delle tre grandi aziende pubbliche del sistema elettrico, come a dire che in realta’ quelli dell’OSHEE, veri campioni di Rilindja, si sono ben meritati l’aumento, visto che nel primo semestre del 2016 gli utili sono stati di 4,6 miliardi di lek (circa 33 milioni di euro).

Scopriamo dentro lo stesso articolo che nello stesso periodo del 2015 gli utili sono stati di 7,8 miliardi di lek, quindi maggiori di quelli di quest’anno, ma poter titolare che le tre aziende elettriche pubbliche assieme hanno guadagnato in questi sei mesi quasi 50 milioni di euro e’ sicuramente fare buona pubblicita’ al governo Rama, che avrebbe cosi’ salvato il sistema elettrico dalla voragine dove lo avrebbero precipitato Berisha e i suoi.

Ma come al solito siamo alla propaganda, alla diffusione di notizie presentate in modo servile, al solo scopo di sostenere, sia pure in modo sempre piu’ goffo, l’azione sempre piu’ confusa ed isterica del governo, che anche nel campo elettrico sta creando i presupposti per una grande catastrofe.

Il primo fatto omesso dai cantori di Rilindja e’ che nel budget 2016 appena riformulato con atto normativo sono scomparsi dai ricavi attesi gli utili realizzati lo scorso anno delle aziende di stato, tra cui ovviamente quelli di OSHEE, OST e KESH, che quindi gli utili del 2015 sono solo figurativi e non hanno portato niente nelle cassa dello stato, e probabilmente anche questi strombazzati utili 2016 faranno la stessa fine, serviranno cioe’ per gli aumenti di stipendio e molte altre spese accuratamente poco documentate, tra le quali non si ravvisano veri investimenti negli impianti e nella rete (che sono quasi tutti finanziati da interventi internazionali con nuovo debito).

Il secondo fatto omesso e’ che gli utili del primo semestre 2016 della KESH (735 milioni di lek, comunque inferiori a quelli dello stesso periodo del 2015) derivano principalmente da un taglio unilaterale di quasi il 30% delle tariffe pagate ai produttori delle piccole HEC, che questo semestre assommano a 8 miliardi di lek, cioe’ dieci volte piu’ dell’utile dello stesso periodo. E questo taglio unilaterale delle tariffe, pur stabilite a suo tempo con una legge, e’ stato fatto con una decisione (unilaterale) dell’ERE che, non ancora soddisfatta, ha in questi giorni messo in atto un altro meccanismo banditesco per ridurre ulteriormente i costi di acquisto da pagare ai produttori privati, cercando di far accettare loro un nuovo contratto che, oltre a cambiare il debitore (cioe’ l’energia la paghera’ l’OSHEE e non piu’ la KESH) cambia in modo subdolo e nascosto gli obblighi nascenti dal nuovo contratto, imponendo ai fornitori una garanzia sui volumi previsti di produzione, con una relativa penale in caso di differenza tra la produzione pianificata e quella poi effettivamente consegnata. E’ evidente che la produzione di una idrocentrale, essendo legata a fattori climatici, e’ scarsamente prevedibile, e questa clausola (che non era prevista nel vecchio contratto) diventa un ulteriore taglio di fatto della tariffa.

Il terzo fatto omesso, che di fatto e’ il piu’ grave almeno da un punto di vista della legalita’, e’ che per costringere i produttori privati ad accettare di firmare “volontariamente” il nuovo contratto, la KESH non accetta piu’ (ovviamente ricorrendo a modi informali) le fatture emesse secondo il vecchio contratto in vigore, quindi non paga le fatture costringendo i produttori a versare comunque la TVSH su quanto fatturato (e non incassato) per poter rivendicare i propri diritti di fronte ad un tribunale. Questo scatenera’ presto crisi finanziarie nei produttori privati (peggiorando anche i criteri patrimoniali del sistema bancario, che dovra’ affrontare altri NPL) e cause (giudiziarie o arbitrali) anche internazionali che prima o poi porteranno inevitabilmente a costosissimi indennizzi, che lo stato (o le sue “miracolose” aziende del settore elettrico) dovra’ obbligatoriamente pagare. Una corretta pratica contabile internazionalmente accettata (e legalmente recepita dalla legislazione albanese) vorrebbe che la KESH mettesse a bilancio degli accantonamenti adeguati a questo rischio, ma questo annullerebbe l’utile e renderebbe di fatto impossibile anche la propaganda, ma questa omissione, che se fatta da un business privato raffigurerebbe un grave reato penale, non viene sanzionata ne dai revisori contabili ne dal KLSH.

Riassumendo e semplificando, il settore elettrico pubblico albanese viene amministrato con i metodi poco raffinati dei grandi oligarchi e bancarottieri albanesi, prendo tutto io, concessioni e contratti, costruisco palazzi e villaggi che resteranno mezzi vuoti, pago solo quando voglio e a chi voglio, dei debiti con banche e fornitori qualsiasi me ne frego perche’ invece che al debitore pago al funzionario, e spendo la liquidita’ cosi sottratta al sistema per vivere alla grande con charter e auto di lusso. Nel caso di OSHEE una parte del lusso viene evidentemente distribuita anche ai dipendenti (e ai fornitori) di Rilindja, molti dei quali da oggi verranno pagati piu’ dei ministri.

C’e’ pero’ un altro fatto omesso dai propagandisti del regime di Rilindja, ed e’ che sottovoce si dice che ci sia in atto uno scenario per costringere i produttori privati di energia elettrica a rinunciare alle loro concessioni, cioe’ a svenderle pressati dalla cattiva situazione finanziaria, per fare in modo che queste concessioni arrivino nelle mani giuste, mascherate da grandi fondi d’investimento internazionali, ma di fatto alimentate da denari di origine indichiarabile.

Una cosa sorprendente e’ sicuramente vera: negli ultimi tempi ci sono nei ristoranti di Tirana molti “emissari internazionali” che si dichiarano interessati all’acquisto di concessioni idroelettriche in Albania, ma alle loro condizioni, che ovviamente tengono ben in conto la svalutazione degli assets creata dall’attuale grave (e provocata) situazione.

Questo sistema di estorsione massiva, grazie all’uso indiscriminato del potere politico e legislativo, per di piu’ spesso indirizzata contro soggetti internazionali principalmente europei, puo’ creare un vero baratro economico, alimentando la mancanza di fiducia nel sistema albanese e trascinando tutto il paese in un gorgo di vendette, liti, fallimenti, mancati investimenti, emigrazione e recessione brutale, che nessun sistema politico o giudiziario, anche se “riformato” con l’aiuto del sistema internazionale, potra’ risolvere.

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