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Omaggio di Maria Teresa Liuzzo al poeta Hamid Barole Abdu

Hamid Barole Abdu

Omaggio di Maria Teresa Liuzzo (direttore rivista di cultura internazionale LE MUSE) al poeta Hamid Barole Abdu.

 

URLA, URLA…

 

Urla, il bambino urla!

Terrore e spavento

Urla e grida

Strappato alla madre

E’ il suo regalo

Questo terribile incubo.

 

Scoppiano scintille

Ma non sono petardi di festa

E’ una dichiarazione

Ma non di amore.

 

Sfilano soldati

Indossano vestiti

Dipinti a macchie di leopardo,

Armi pesanti abbracciano,

In testa, un elmo

Di maghi spietati.

 

Rumoreggiano

Echi di bombe

E pallottole

Fumo, odore di sofferenza

Si sollevano dalla terra

Corpi insanguinati

Arti dilaniati

Ossa disseminate

Attorno

Mura squarciate

Case bruciate

Ponti spezzati

 

Scorrono fiumi

Rossi

Di sangue versato

Da gente innocente

 

Urla, bambino urla!

Non sono canzoni

Le urla che stai sentendo

Non è uno spettacolo

Quello che stai vedendo

Sono scene di odio e vendetta

 

Urla! Quando è crudele

Questa umanità.

 

Urla! Il bambino urla!

Urla di orrore,

Spaventato dall’impotenza.

Urla, bambino urla!

All’età di sette anni

Hai già visto

La morte in faccia.

 

Angelo angosciato

Urli e gridi!

Questo è il tuo biglietto da visita,

In un mondo

Senza pietà.

 

Vecchi e donne

Con bambini sulle spalle

Fagotti in mano afferrati

Scappano, corrono

Ubriachi di urla

Gridano di rabbia.

 

Madri che piangono

Sogni infranti

In un gioco che non capiscono.

Fiori sepolti

Fra corpi sconosciuti

Nella fossa comune

A chi potranno mai chiedere aiuto!

Da chi potranno mai trovare spiegazioni!

 

Urla, bambino urla!

Assaggia il tuo futuro

Ci vorranno anni per rimuoverlo

Ma non potrai mai dimenticarlo.

“AKHRIA – io sradicato poeta per fame”, Hamid Barole Abdu, Ed. Libreria del Teatro di Reggio Emilia, 1996.

 

PER I DANNATI DELLA TERRA*

 

Per coloro che non hanno diritto alcuno

Non conoscono pace e uguaglianza

Che vivono nel terrore

E nell’angoscia

Non conoscono democrazia

Né partecipazione

 

Per coloro che non hanno mai conosciuto

L’amore

Nati nella cultura della guerra

Giocano con le armi

Oppressi da mali secolari

E odi tribali

 

Per coloro che navigano nell’assoluta

Arretratezza

E sognano solamente nemici

Vivono nella povertà

Nell’ignoranza

Non conoscono la libertà

 

Per coloro che nascono nello

Sfruttamento

Umiliati senza dignità

Vivono nell’oppressione

E non possono ribellarsi

 

Per coloro che conducono una vita

Penosa

Che hanno interiorizzato l’offesa

Vivono nella sofferenza

E nella paura

 

Per coloro che permangono

Nell’impotenza

E di lottare non hanno forza

 

Per coloro che desiderano ridere

E vogliono la pace

Io sogno

Quel sottile tremante

Raggio di sole

Che un giorno

Esitante

Illuminerà i loro volti,

Ma che mai più

Abbandonerà le loro anime.

“AKHRIA – io sradicato poeta per fame”, Hamid Barole Abdu, 1996

www.hamidbarole.too.it

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