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​MARIA TERESA LIUZZO: ”L’acqua è battito è lento”

PROFONDITA’ DI PENSIERO E RAFFINATEZZA PER IL NUOVO USO TERMINOLOGICO CHE ESCE DAL COMUNE…

 

 

Lineacultura – Milano, 2001

 

di LEONARDO SELVAGGI (Poeta – Scrittore – Saggista – Critico Letterario)

 

 Nell’interiorità della Liuzzo c’è un linguaggio che deve disarticolarsi e ordinarsi, ci sono profondità di pensieri, umori psicologici difficili a decifrare da parte del lettore, c’è una raffinatezza per il nuovo uso terminologico che esce dal comune, dalle alterazioni dei significati, dalle situazioni abnormi. Immaginazione con altre accensioni. Occorre ripensarci, penetrare con intuizione nelle espressioni peregrine, che la poetessa ha costruito dietro impulso di quella sensibilità particolare di cui abbonda la sua persona, di quelle fantasiose, bizzarre forme di vitalità che hanno movimenti propri sentimentali e razionali. Passano riflessi colorati che non conoscevamo, si hanno effetti che non si sapevano, causati dalla vicinanza di alcuni attributi. Aggettivi, verbi che creano una singolare effervescenza. Da queste considerazioni si traggono, le possibilità di poter scrostare quelle parti che impediscono di vedere, riuscendo ad avere spiegamenti chiari con contenuti visibili. Cadenza di luce ha l’attimo / e le tue dita / sono libellule d’ombra / sul brivido acceso delle labbra. La vitalità dell’attimo che si vive in quella particolare folgorazione che in un baleno si spegne, si mortifica, si fa ombra, ha una trafittura che fa rabbrividire per il piacere che le sensazioni intense danno. Sono psicologie poetiche che l’autrice vive, forme di incubazione di pensieri e interiorità che la sommuovono e la portano all’espressione che esce fuori quasi a frammenti. Le poesie non hanno titolo, né forme definite né rivestono figurazioni, oggetti, paesaggi, sono come abbozzate con riflessi che tingono, con colori non conosciuti o non visti subito, i fatti e le realtà esterne. Leggere la raccolta ” L’acqua è battito lento ” significa quasi togliere quella specie di copertura che riveste i versi nel momento in cui questi si staccano dalle interiori matrici. E’ una lettura che porta a riflettere, a vedere con occhi che scandagliano la natura intimistica delle pagine, per ricomporre all’aria aperta i versi, disponendoli in altre collocazioni. Poesia dell’inconscio, fatta di innata purezza che vede in un solo coacervo i vari aspetti della sintesi Io – Natura, l’uomo e le piante, luce ed ombra, evanescenze e obiettività. La poesia che vive scoperta, nella vitalità dell’ambiente umano con forme oggettive non l’abbiamo nella Liuzzo, essendo presente un certo rifiuto a voler considerare il mondo di oggi, in gran parte alienato scomposto, in evoluzione continua. La poesia della Liuzzo è fermentazione psicologica sull’orlo della realtà: … fiori di luce colgo / nei tuoi occhi, albe sulle mie ansie / echi di altre vite: memoria e oblio / si alternano … Spazio che è lontananza, che è vuoto: si vede negli occhi la profondità della luce, ma non si leggono gli aspetti concreti dei desideri, dei pensieri; le ansie hanno il biancore dell’alba. C’è appena in esse il sentore di quello che si vuole, l’ombra della persona che si attende. L’esistenza si scioglie in stati di evanescenza. I rapporti con gli altri sono vicinanze di passioni e di ingordigia: per la Nostra esistono solo i sentimenti nella loro linearità verso il prossimo, verso le sofferenze. La vastità del sole, i movimenti delle acque come innervazioni della terra rappresentano i pensieri semplici che danno vita, senza inganno e senza egocentrismi: vivono di naturalezza e sono difficili a essere capiti, pertanto diventano inafferrabili, inconsistenti: Ci smarriamo nell’incolmabile / distanza / di mani che si sfiorano. I moti interni di poesia, costituita da integra sostanza, tengono con animo di bambino gli essenziali avvicinamenti alla Natura, sulla cui base deve estrinsecarsi la realtà umana, essi sono di raffinata, serena dolcezza, ondeggiano con armonia e abbagliano: Ci rendono le ciglia / guizzi di luce, oscillare di ginestre. Fra l’angelico e il demoniaco si muovono forze inarticolate, magiche, magnetiche. Dune sommerge il fuoco / ma acque da calicanti / e da edere / percorrono oasi. L’interiorità è un oceano, quando si avvicina alla terra si svolge il processo dei contatti: la poesia della Liuzzo è nel suo divenire, nel suo comporsi tra realtà e psiche. La parola della Liuzzo, sempre per sottolineare la qualità della sua poesia, è nei fondali dell’immensità dei mari, ove tutto pare si unisca e si trovi. La stessa vita, che è passione, nel significato etimologico, fuoco interno, luminoso, giovinezza, tremito deve emergere per riprendere il suo vero cammino, rettificarsi, elevarsi attorno ai sentimenti, in espansione per pianure e per continenti senza insidie e per sbarramenti, in sconfinamenti senza fine. Oscillare d’alghe / è la parola: vento salmastro / spira dai ricordi; in attesa sui moli / stanno gli anni. Fanciulla / che ascolta il mare nelle conchiglie / la giovinezza che sognava / criniere ebbre di cavalli. L’uomo è unico nella sua sostanza, non ha nome né titolo, è nel flusso continuo del grande fiume degli esseri. La poetessa se lo sente nella carne: è inserito con la voce nella pienezza di sé come corpo e come anima. L’uomo è unico, lo si vede specchiato nella lunga profondità degli occhi: c’è il senso di una Umanità senza divisioni, allargata in un complesso di Universalità per tutte le terre.

 

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