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“Emissari di Salvini per i fondi clandestini russi”. Lo scoop del sito Usa fa calare il gelo sul governo

Matteo Salvini e il presidente russo Vladimir Putin

Matteo Salvini e il presidente russo Vladimir Putin.

L’ira del leader della Lega: “Ora basta, querelo tutti. Mai preso soldi da nessuno. I nostri bilanci sono pubblici”.

Sessantacinque milioni di dollari, l’equivalente di uno sconto del 4 per cento di una partita di petrolio. Sarebbe questo il valore di un contributo stanziato, ma non è chiaro se sia mai arrivato, da una grossa compagnia petrolifera russa alla campagna elettorale per le Europee della Lega-Salvini premier. E’ questo il contenuto di un file audio lungo circa un’ora e mezzo registrato il 18 ottobre all’hotel Metropol di Mosca mentre era in corso un business meeting fra tre uomini d’affari russi e tre facilitatori italiani. Tra questi Luca Savoini, ex portavoce della Lega di Salvini, oggi presidente dell’associazione Lombardia-Russia la cui vicinanza al leader della Lega e al governo Conte è provata da una foto che la sera del 3 luglio lo ritrae a villa Madama tra i 110 selezionati ospiti della cena Italia-Russia.

L’esclusiva di BuzzFeed

Lo scoop di BuzzFeed, sito di informazione americano tra i più accreditati, e del suo editor europeo Alberto Nardelli manda in frantumi la giornata politica dei leghisti e l’agenda di Matteo Salvini. Che smentisce di aver mai preso “un euro, un dollaro o un rublo o un litro di vodka dai russi o da chiunque”, promette querele per chiunque sosterrà il contrario (cosa già fatta nel passato) e la mette così: “Sapete quanta gente parla, dice e promette, tratta per conto e in nome di persone inconsapevoli di essere usate? Mai preso nulla da nessuno. Quel file sono solo chiacchiere”. Ostenta calma e sangue freddo il vicepremier e ministro dell’Interno. Ma si racconta di una giornata molto tesa per i rapporti con l’alleato di maggioranza su un po’ tutti i dossier ma soprattutto per questa “rogna di BuzzFeed”. Su cui i 5 Stelle vanno a nozze.

La “vendetta” del Movimento

“Orgoglioso che il Movimento abbia scelto di autofinanziarsi, noi facciamo l’interesse degli italiani e non di altri Paesi” ha scritto Luigi di Maio sul blog delle Stelle alzando un muro rispetto all’alleato e riconquistando un po’ del terrei perduto. “In queste ore leggiamo di presunti finanziamenti provenienti dalla Russia e indirizzati alla Lega. La nostra posizione è semplice e l’abbiamo sempre ribadita: al Movimento non frega nulla dei petrolieri e men che meno degli speculatori. Sono mondi che proprio non ci appartengono e ne siamo orgogliosi. Noi siamo liberi e lo resteremo. Noi spieghiamo sempre nel dettaglio ogni cosa, inoltre, e ci aspettiamo che tutte le forze politiche facciano lo stesso. Si chiama trasparenza ed è il minimo sindacale”. Un attacco, per quanto soft, apparso invece molto duro allo staff di Salvini: “Ci avete attaccato” hanno accusato ieri sera a margine del vertice convocato dal premier Conte sull’immigrazione.

In trincea

E una giornata che doveva essere di festa per il “rimpastino” grazie al quale la Lega aumenta di una unità la truppa nella squadra di governo (Fontana passa dal dicastero per la Famiglia, dove entra la collega Locatelli, a quello per gli Affari europei) è diventata una trincea. Con il terrore che quel file audio lungo circa un’ora e mezzo ma di cui sono stati divulgati finora pochi minuti, possa diventare uno stillicidio lungo giorni. E con un pensiero che è già un assillo: diversi esponenti del fronte sovranista europeo sono stati recentemente sospettati di aver preso soldi dalla Russia. La francese Marine Le Pen si è dovuta difendere dall’accusa di aver preso 11 milioni di euro da banche russe nel 2014. “Un accordo commerciale senza alcun valore politico” si giustificò la leader del Front National. Arron Banks, uno dei più convinti sostenitori della Brexit, deve ancora spiegare una donazione, che potrebbe essere russa, di 8 milioni di sterline per la campagna per l’uscita dall’Ue. Poche settimane fa il caso più eclatante: Heinz-Christian Strache, il leader dell’estrema destra austriaca (FPOE) nonché vicepremier si è dovuto dimettere dopo che la Sueddeutsche Zeitung ha pubblicato un video in cui lo si vede discutere nel salotto della villa di una bella signora russa il via ibera a contratti pubblici in cambio del sostegno di Mosca alla campagna. Ora è il turno della Lega.

Il cuore a Mosca

Salvini non ha mai fatto mistero, specie nel passato, di aver un cuore che batte verso Mosca, “merito” soprattutto di tante aziende italiane che dal 2015 hanno le mani legate nei loro business con la Russia per via delle sanzioni commerciali dopo la guerra per l’annessione unilaterale della Crimea. Gianluca Savoini, intercettatto tra le colonne di marmo dell’hotel Metropol, non ha dubbi nel definire il leader della Lega “il primo uomo che vuole e che ha i numeri per cambiare tutto in Europa, è il Trump europeo e ha il progetto di costruire una grande alleanza con i partiti che sono pro Russia”.

La hall del Metropol di Mosca

Il sito BuzzFeed dedica due articoli all’esclusiva. Il primo è titolato “La registrazione segreta ed esplosiva che dimostra come la Russia abbia cercato di incanalare milioni di dollari per il Trump europeo”. Il secondo, lungo una trentina di pagine, è la trascrizione, non completa, di un’ora e mezza di trattativa . E’ il 18 ottobre del 2018, siamo nella hall del Metropol, il mitico hotel di Mosca dove nel 1917 le forze zariste combatterono nel tentativo di respingere i bolscevichi dal Cremlino. Sempre qui, nella suite 217, la prima Costituzione sovietica fu redatta dopo la rivoluzione sovietica ebbe successo. Poi è sempre stato il luogo di incontri politici ufficiali e ufficiosi. Tra i vari leader comunisti, anche . Insomma, un “dove” che è facilmente immaginabile essere stato “ascoltato” nei più e svariati modi. I sei presenti sono lì per un accordo petrolifero. Ma nella trascrizione della registrazione si sentirebbero, secondo BuzzFeed, trattative per un accordo per convogliare decine di milioni di dollari dal petrolio russo alla Lega.

“Vogliamo cambiare l’Europa”

Una voce, che BuzzFeed attribuisce a Savoini, dice in inglese: “Noi vogliamo cambiare l’Europa. Una nuova Europa deve essere vicina alla Russia, come era prima, perché noi vogliamo la nostra sovranità”. Gli ospiti russi sembrano entusiasti di Salvini definito il “Trump europeo”. Lo stesso Salvini, che non era alla riunione, il giorno prima aveva però incontrato il vicepremier russo Dmitry Kodak e Vladimir Pligin di “Russia unita”, il partito di Putin. Non è chiaro, dall’intercettazione, se le trattative abbiano realmente portato ad un accordo. Secondo il sito americano, sarebbe però questa la prima prova concreta che la Russia ha tentato di finanziare movimenti populisti e di estrema destra in Europa.

Lo sconto

L’accordo avrebbe coinvolto una compagnia petrolifera russa che avrebbe dovuto vendere 3 milioni di tonnellate di carburante in un anno alla compagnia italiana Eni per un valore di 1,5 miliardi di dollari. “Gli intermediari della compravendita – si legge nel sito americano – avrebbero dovuto beneficiare di uno sconto pari a 65 millioni di dollari sulla base dei prezzi del petrolio dell’epoca e secondo i calcoli affidati ad analisti di settore”. Lo sconto sarebbe dovuto transitare, sempre via intermediari, nelle casse della Lega.  “E’ semplicissimo – dice uno degli italiani presenti alla riunione – la pianificazione fatta dai nostri politici è che uno sconto del 4 per cento, 250 mila tonnellate più 250 mila per mese, potrebbe sostenere una campagna elettorale”. I tre italiani presenti, “molto ottimisti” secondo BuzzFeed circa il buon fine dell’operazione, avrebbero anche precisato di “non cercare guadagni personali ma di voler sostenere una campagna politica di mutuo beneficio per i due paesi”.

Fioccano smentite

Della riunione al Metropol aveva già parlato a febbraio L’Espresso. Non era però disponibile alcun file audio. Anche all’epoca, come oggi, sono arrivate vigorose e sprezzanti smentite. Eni ha inviato a BuzzFeed una mail in cui ha ribadito con forza “di non aver mai preso in alcun modo parte a transazioni che puntano a finanziare partiti politici. Per di più, l’operazione di fornitura descritta non ha mai avuto luogo”. Savoini ha smentito con BuzzFeed e poi di nuovo ieri con le agenzie di stampa italiane: “Non ci sono mai stati fondi né soldi per la Lega da parte di nessuno di quelli citati da Buzzfeed. Tutte parole e blablabla, come peraltro ha appena detto Salvini. Solo illazioni da querela. E infatti sono già dall’avvocato”. L’ex portavoce e uomo d’affari chiede la prova di quello che viene raccontato. E l’unica prova possibile sono i soldi. “Dove sono i soldi? Non ci sono, basta, punto, chi dice il contrario sarà denunciato” avverte Savoini. Si tratta di “robe sporche, a distanza di mesi non so cosa abbiano fatto. In quell’albergo c’erano tanti imprenditori, si chiacchierava di argomenti diversi, petrolio, politica, affari”.

Salvini e il partito di Putin

Salvini, in relazione a quel viaggio, disse a suo tempo di “non ricordare” se avesse o meno incontrato il vicepremier Kozak nell’ufficio di Pligin. Ieri sera, dopo varie smentite durante la giornata, è uscito da palazzo Chigi dove era stato ad un vertice sull’immigrazione con i ministri Trenta e Moavero e il premier Conte per ripetere di “non aver nulla da temere nè da nascondere. I bilanci sono pubblici, basta fare un clic e si trova tutto, massima trasparenza”. Piuttosto, sul perchè stia succedendo questo, “pur non amando i complotti”, il leader della Lega nota come “tutti i partiti stanno ottenendo incarichi a Bruxelles, tutti tranne noi che abbiamo preso più voti di tutti”. E non c’è dubbio che questa storia potrebbe avere conseguenze sulla partita più importante, quella del commissario europeo che Salvini è convinto debba andare alla Lega e con un incarico di peso.

Pd e + Europa: “Tradimento”

Vedremo se e cos’altro uscirà fuori dai file audio del Metropol di Mosca. Al momento in effetti si tratta di parole pesanti, cariche di indizi ma senza alcun riscontro. Tanto basta per mettere in imbarazzo la Lega e lo stesso premier Conte visto che Savoini era nella short list degli ospiti del Presidente del Consiglio a villa Madama nel vertice, anche economico e commerciale, con Putin. Le opposizioni vanno a nozze. Il Pd, oltre ad aver lanciato l’hastag #legarublona, chiede con Zingaretti, Fiano, Rotta, Romano e molti altri, che “il governo venga subito a chiarire in aula perchè potremmo essere di fronte ad una violazione della legge elettorale e potrebbe essere a rischio l’integrità delle elezioni europee”. Un vero e proprio “tradimento”. Per Benedetto della Vedova segretario di +Europa “sono ormai troppi i legami tra i partiti nazionalpopulisti e gli opachi finanziamenti russi”. Non c’è dubbio che ci siano 65 milioni di ragioni per fare chiarezza. E con massima urgenza./notizie.tiscali.it/

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